C’è l’onda giusta, positiva, che chiede giustizia e lotta per la verità. È l’onda di persone che non ha accettato passivamente la morte di George Floyd, l'afroamericano ucciso da un agente di polizia nel corso di un controllo. È un’onda che è scesa nelle piazze di tutto il mondo per chiedere riforme contro le discriminazioni razziali e gli abusi delle forze di polizia nei confronti delle persone di colore. È un’onda viva, multiforme, piena di rabbia ma anche di energia, che rivendica l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e lotta per un mondo in cui la fratellanza possa prendere il posto dell’ostilità e del disprezzo.
È poi c’è l’onda di odio, come quella che si è scatenata contro Silvia Romano, dopo la sua liberazione e il suo ritorno in Italia. Un odio che si è scatenato soprattutto sui social, con insulti di ogni tipo, dettati dall’incapacità di riuscire ad accettare che una donna possa sorridere dopo 15 mesi passati in mano ai suoi rapitori. Una donna giovane, laureata, idealista, libera, ma soprattutto con un velo islamico. Una donna che rappresenta la voglia di cambiare il mondo, la resilienza nonostante il trauma subito. Un modello di donna che gli haters non riescono ad accettare perché non corrisponde al loro o forse soltanto perché Silvia rappresenta quella libertà di pensiero che chi non ha può soltanto invidiare e insultare.
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