venerdì 27 marzo 2020

Step 4 - L'onda nella mitologia

Il cambiamento è costante, a differenza della velocità del cambiamento. A volte può essere un cambiamento per il meglio, spesso temiamo che possa essere negativo. A volte si tratta di un cambiamento repentino, un ciclone, una pandemia; altre volte, quasi impercettibile, procede a passo di lumaca.
Nella mitologia indiana, il mondo è raffigurato fluido come l'acqua. Una palude stagnante che permette alle piante di crescere, un torrente impetuoso. Il mare è rappresentato da Varuna, che cavalca una bestia chiamata makara, simile ad un delfino. Il makara è simbolo della vita e della fertilità, ma Varuna porta con se anche un cappio, simbolo di morte e distruzione; quello che dona il mare, poi se lo riprende. Il mare segue il ciclo delle onde, dona i suoi tesori, finché non decide di riprenderseli.
Nulla rappresenta meglio la mitologia indu dello tsunami del 2004 che ha distrutto le coste di India e Thailandia, portandosi con se migliaia di vite, lasciando dietro di se una landa desolata.

Il mare è sempre stato considerato il potenziale responsabile della distruzione del nostro mondo. Basti pensare a ciò che ci racconta la genesi: Dio ha informato Noè delle proprie intenzioni di distruggere il mondo come conseguenza per la cattiveria umana e lo invita a costruire un'arca in modo da poter ospitare la propria famiglia assieme a tutti gli animali esistenti.

Lo stesso concetto di naufragio universale si ritrova poi nella mitologia greca, dove anche Zeus decide di punire l'umanità nella stessam maniera.
Nella stessa mitologia greca è presente una dea delle onde, la ninfa Bentesicima, figlia di Poseidone e Anfitrite. Il suo nome dreriva dal greco benthos (profondità del mare), e kyma (onda).
Posidone, il dio dei mari, ebbe da una relazione con Chione un figlio di nome Eumolpo; la ragazza, timorosa della possibile furia del padre, gettò nelle acque il bambino e Poseidone, guidando il flusso delle acque a suo piacimento, fece in modo che il pargolo giungesse in Etiopia da Bentesicima, perché lo allevasse.

L'epopea di Gilgamesh ci racconta che gli dei avessero deciso, sotto consiglio di Enlil, di distruggere l'umanità con un naufragio, ma Enki permise ad Ut Naphishtim di costruire un'arca e salvarsi.

Il riproporsi in svariate culture distanti sia geograficamente che nel tempo mostra il grande timore che i nostri antenati avevano nei confronti del mare, e delle onde. Questa distesa d'acqua misteriosa e interminabile ha solleticato spesso la fantasia dei nostri antenati. Ancora oggi, nonostante la conoscienza molto più approfondita, di fronte al mare possiamo fermarci e lasciare che i nostri pensieri e la nostra fantasia volino lontani col vento, e che infine tornino da noi trascinati dalle onde e dalle correnti.

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